1 dicembre
5. Le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale sono
sempre state tra le mie preoccupazioni. Negli ultimi anni ho fatto
riferimento ad esse più volte e in diversi luoghi. Ho voluto
raccogliere in questa Enciclica molti di tali interventi
collocandoli in un contesto più ampio di riflessione. Inoltre, se
nella redazione della
Laudato si’ ho avuto una fonte di ispirazione nel mio
fratello Bartolomeo, il Patriarca ortodosso che ha proposto con
molta forza la cura del creato, in questo caso mi sono sentito
stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb,
con il quale mi sono incontrato ad Abu Dhabi per ricordare che
Dio «ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri
e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di
loro».[5]
Non si è trattato di un mero atto diplomatico, bensì di una
riflessione compiuta nel dialogo e di un impegno congiunto. Questa
Enciclica raccoglie e sviluppa grandi temi esposti in quel Documento
che abbiamo firmato insieme. E qui ho anche recepito, con il mio
linguaggio, numerosi documenti e lettere che ho ricevuto da tante
persone e gruppi di tutto il mondo.
6. Le pagine che seguono non
pretendono di riassumere la dottrina sull’amore fraterno, ma si
soffermano sulla sua dimensione universale, sulla sua apertura a
tutti. Consegno questa Enciclica sociale come un umile apporto alla
riflessione affinché, di fronte a diversi modi attuali di eliminare
o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno
di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole.
Pur avendola scritta a partire dalle mie convinzioni cristiane, che
mi animano e mi nutrono, ho cercato di farlo in modo che la
riflessione si apra al dialogo con tutte le persone di buona
volontà.
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