108. Vi sono società che
accolgono questo principio parzialmente. Accettano che ci siano
opportunità per tutti, però sostengono che, posto questo, tutto
dipende da ciascuno. Secondo tale prospettiva parziale non avrebbe
senso «investire affinché quelli che rimangono indietro, i deboli o
i meno dotati possano farsi strada nella vita».[82]
Investire a favore delle persone fragili può non essere redditizio,
può comportare minore efficienza. Esige uno Stato presente e attivo,
e istituzioni della società civile che vadano oltre la libertà dei
meccanismi efficientisti di certi sistemi economici, politici o
ideologici, perché veramente si orientano prima di tutto alle
persone e al bene comune.
109. Alcuni nascono in famiglie di buone condizioni economiche,
ricevono una buona educazione, crescono ben nutriti, o possiedono
naturalmente capacità notevoli. Essi sicuramente non avranno bisogno
di uno Stato attivo e chiederanno solo libertà. Ma evidentemente non
vale la stessa regola per una persona disabile, per chi è nato in
una casa misera, per chi è cresciuto con un’educazione di bassa
qualità e con scarse possibilità di curare come si deve le proprie
malattie. Se la società si regge primariamente sui criteri della
libertà di mercato e dell’efficienza, non c’è posto per costoro, e
la fraternità sarà tutt’al più un’espressione romantica.
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