Diritti senza frontiere
121. Nessuno dunque può rimanere escluso, a prescindere da dove sia
nato, e tanto meno a causa dei privilegi che altri possiedono per
esser nati in luoghi con maggiori opportunità. I confini e le
frontiere degli Stati non possono impedire che questo si realizzi.
Così come è inaccettabile che una persona abbia meno diritti per il
fatto di essere donna, è altrettanto inaccettabile che il luogo di
nascita o di residenza già di per sé determini minori opportunità di
vita degna e di sviluppo.
122. Lo sviluppo non dev’essere orientato all’accumulazione
crescente di pochi, bensì deve assicurare «i diritti umani,
personali e sociali, economici e politici, inclusi i diritti delle
Nazioni e dei popoli».[99]
Il diritto di alcuni alla libertà di impresa o di mercato non può
stare al di sopra dei diritti dei popoli e della dignità dei poveri;
e neppure al di sopra del rispetto dell’ambiente, poiché «chi ne
possiede una parte è solo per amministrarla a beneficio di tutti».[100]
123. L’attività degli imprenditori effettivamente «è una nobile
vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per
tutti».[101]
Dio ci promuove, si aspetta da noi che sviluppiamo le capacità che
ci ha dato e ha riempito l’universo di potenzialità. Nei suoi
disegni ogni persona è chiamata a promuovere il proprio sviluppo,[102]
e questo comprende l’attuazione delle capacità economiche e
tecnologiche per far crescere i beni e aumentare la ricchezza.
Tuttavia, in ogni caso, queste capacità degli imprenditori, che sono
un dono di Dio, dovrebbero essere orientate chiaramente al progresso
delle altre persone e al superamento della miseria, specialmente
attraverso la creazione di opportunità di lavoro diversificate.
Sempre, insieme al diritto di proprietà privata, c’è il prioritario
e precedente diritto della subordinazione di ogni proprietà privata
alla destinazione universale dei beni della terra e, pertanto, il
diritto di tutti al loro uso.[103]
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