Gratuità che accoglie
139. Tuttavia, non vorrei ridurre questa impostazione a una qualche
forma di utilitarismo. Esiste la gratuità. È la capacità di fare
alcune cose per il solo fatto che di per sé sono buone, senza
sperare di ricavarne alcun risultato, senza aspettarsi
immediatamente qualcosa in cambio. Ciò permette di accogliere lo
straniero, anche se al momento non porta un beneficio tangibile.
Eppure ci sono Paesi che pretendono di accogliere solo gli
scienziati e gli investitori.
140. Chi non vive la gratuità fraterna fa della propria esistenza un
commercio affannoso, sempre misurando quello che dà e quello che
riceve in cambio. Dio, invece, dà gratis, fino al punto che aiuta
persino quelli che non sono fedeli, e «fa sorgere il suo sole sui
cattivi e sui buoni» (Mt 5,45). Per questo Gesù raccomanda: «Mentre
tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua
destra, perché la tua elemosina resti nel segreto» (Mt 6,3-4).
Abbiamo ricevuto la vita gratis, non abbiamo pagato per essa. Dunque
tutti possiamo dare senza aspettare qualcosa, fare il bene senza
pretendere altrettanto dalla persona che aiutiamo. È quello che Gesù
diceva ai suoi discepoli: «Gratuitamente avete ricevuto,
gratuitamente date» (Mt 10,8).
141. La vera qualità dei diversi Paesi del mondo si misura da questa
capacità di pensare non solo come Paese, ma anche come famiglia
umana, e questo si dimostra specialmente nei periodi critici. I
nazionalismi chiusi manifestano in definitiva questa incapacità di
gratuità, l’errata persuasione di potersi sviluppare a margine della
rovina altrui e che chiudendosi agli altri saranno più protetti.
L’immigrato è visto come un usurpatore che non offre nulla. Così, si
arriva a pensare ingenuamente che i poveri sono pericolosi o inutili
e che i potenti sono generosi benefattori. Solo una cultura sociale
e politica che comprenda l’accoglienza gratuita potrà avere futuro.
|