Popolare o populista
156. Negli ultimi anni l’espressione “populismo” o “populista” ha
invaso i mezzi di comunicazione e il linguaggio in generale. Così
essa perde il valore che potrebbe possedere e diventa una delle
polarità della società divisa. Ciò è arrivato al punto di pretendere
di classificare tutte le persone, i gruppi, le società e i governi a
partire da una divisione binaria: “populista” o “non populista”.
Ormai non è possibile che qualcuno si esprima su qualsiasi tema
senza che tentino di classificarlo in uno di questi due poli, o per
screditarlo ingiustamente o per esaltarlo in maniera esagerata.
157. La pretesa di porre il populismo come chiave di lettura della
realtà sociale contiene un altro punto debole: il fatto che ignora
la legittimità della nozione di popolo. Il tentativo di far sparire
dal linguaggio tale categoria potrebbe portare a eliminare la parola
stessa “democrazia” (“governo del popolo”). Ciò nonostante, per
affermare che la società è più della mera somma degli individui, è
necessario il termine “popolo”. La realtà è che ci sono fenomeni
sociali che strutturano le maggioranze, ci sono mega-tendenze e
aspirazioni comunitarie; inoltre, si può pensare a obiettivi comuni,
al di là delle differenze, per attuare insieme un progetto
condiviso; infine, è molto difficile progettare qualcosa di grande a
lungo termine se non si ottiene che diventi un sogno collettivo.
Tutto ciò trova espressione nel sostantivo “popolo” e nell’aggettivo
“popolare”. Se non li si includesse – insieme ad una solida critica
della demagogia – si rinuncerebbe a un aspetto fondamentale della
realtà sociale.
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