169. In certe visioni economicistiche chiuse e monocromatiche,
sembra che non trovino posto, per esempio, i movimenti popolari che
aggregano disoccupati, lavoratori precari e informali e tanti altri
che non rientrano facilmente nei canali già stabiliti. In realtà,
essi danno vita a varie forme di economia popolare e di produzione
comunitaria. Occorre pensare alla partecipazione sociale, politica
ed economica in modalità tali «che includano i movimenti popolari e
animino le strutture di governo locali, nazionali e internazionali
con quel torrente di energia morale che nasce dal coinvolgimento
degli esclusi nella costruzione del destino comune»; al tempo
stesso, è bene far sì «che questi movimenti, queste esperienze di
solidarietà che crescono dal basso, dal sottosuolo del pianeta,
confluiscano, siano più coordinati, s’incontrino».[143] Questo,
però, senza tradire il loro stile caratteristico, perché essi sono
«seminatori di cambiamento, promotori di un processo in cui
convergono milioni di piccole e grandi azioni concatenate in modo
creativo, come in una poesia».[144] In questo senso sono “poeti
sociali”, che a modo loro lavorano, propongono, promuovono e
liberano. Con essi sarà possibile uno sviluppo umano integrale, che
richiede di superare «quell’idea delle politiche sociali concepite
come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei
poveri e tanto meno inserita in un progetto che riunisca i
popoli».[145] Benché diano fastidio, benché alcuni “pensatori” non
sappiano come classificarli, bisogna avere il coraggio di
riconoscere che senza di loro «la democrazia si atrofizza, diventa
un nominalismo, una formalità, perde rappresentatività, va
disincarnandosi perché lascia fuori il popolo nella sua lotta
quotidiana per la dignità, nella costruzione del suo destino».[146]
Il potere internazionale
170. Mi permetto di ripetere che «la crisi finanziaria del 2007-2008
era l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai
principi etici, e per una nuova regolamentazione dell’attività
finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale. Ma non c’è stata
una reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che
continuano a governare il mondo».[147] Anzi, pare che le effettive
strategie sviluppatesi successivamente nel mondo siano state
orientate a maggiore individualismo, minore integrazione, maggiore
libertà per i veri potenti, che trovano sempre il modo di uscire
indenni.
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