171. Vorrei insistere sul fatto che «dare a ciascuno il suo, secondo
la definizione classica di giustizia, significa che nessun individuo
o gruppo umano si può considerare onnipotente, autorizzato a
calpestare la dignità e i diritti delle altre persone singole o dei
gruppi sociali. La distribuzione di fatto del potere – politico,
economico, militare, tecnologico e così via – tra una pluralità di
soggetti e la creazione di un sistema giuridico di regolamentazione
delle rivendicazioni e degli interessi, realizza la limitazione del
potere. Oggi il panorama mondiale ci presenta, tuttavia, molti falsi
diritti, e – nello stesso tempo – ampi settori senza protezione,
vittime piuttosto di un cattivo esercizio del potere».[148]
172. Il secolo XXI «assiste a una perdita di potere degli Stati
nazionali, soprattutto perché la dimensione economico-finanziaria,
con caratteri transnazionali, tende a predominare sulla politica. In
questo contesto, diventa indispensabile lo sviluppo di istituzioni
internazionali più forti ed efficacemente organizzate, con autorità
designate in maniera imparziale mediante accordi tra i governi
nazionali e dotate del potere di sanzionare».[149] Quando si parla
della possibilità di qualche forma di autorità mondiale regolata dal
diritto,[150] non necessariamente si deve pensare a un’autorità
personale. Tuttavia, dovrebbe almeno prevedere il dare vita a
organizzazioni mondiali più efficaci, dotate di autorità per
assicurare il bene comune mondiale, lo sradicamento della fame e
della miseria e la difesa certa dei diritti umani fondamentali.
173. In questa prospettiva, ricordo che è necessaria una riforma
«sia dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che dell’architettura
economica e finanziaria internazionale, affinché si possa dare reale
concretezza al concetto di famiglia di Nazioni».[151] Senza dubbio
ciò presuppone limiti giuridici precisi, per evitare che si tratti
di un’autorità cooptata solo da alcuni Paesi e, nello stesso tempo,
impedire imposizioni culturali o la riduzione delle libertà
essenziali delle nazioni più deboli a causa di differenze
ideologiche. Infatti, «quella internazionale è una comunità
giuridica fondata sulla sovranità di ogni Stato membro, senza
vincoli di subordinazione che ne neghino o ne limitino
l’indipendenza».[152] Ma «il compito delle Nazioni Unite, a partire
dai postulati del Preambolo e dei primi articoli della sua Carta
costituzionale, può essere visto come lo sviluppo e la promozione
della sovranità del diritto, sapendo che la giustizia è requisito
indispensabile per realizzare l’ideale della fraternità universale.
[…] Bisogna assicurare il dominio incontrastato del diritto e
l’infaticabile ricorso al negoziato, ai buoni uffici e
all’arbitrato, come proposto dalla Carta delle Nazioni Unite, vera
norma giuridica fondamentale».[153] Occorre evitare che questa
Organizzazione sia delegittimata, perché i suoi problemi e le sue
carenze possono essere affrontati e risolti congiuntamente.
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