Il consenso e la verità
211. In una società pluralista, il dialogo è la via più adatta per
arrivare a riconoscere ciò che dev’essere sempre affermato e
rispettato, e che va oltre il consenso occasionale. Parliamo di un
dialogo che esige di essere arricchito e illuminato da ragioni, da
argomenti razionali, da varietà di prospettive, da apporti di
diversi saperi e punti di vista, e che non esclude la convinzione
che è possibile giungere ad alcune verità fondamentali che devono e
dovranno sempre essere sostenute. Accettare che ci sono alcuni
valori permanenti, benché non sia sempre facile riconoscerli,
conferisce solidità e stabilità a un’etica sociale. Anche quando li
abbiamo riconosciuti e assunti grazie al dialogo e al consenso,
vediamo che tali valori di base vanno al di là di ogni consenso, li
riconosciamo come valori che trascendono i nostri contesti e mai
negoziabili. Potrà crescere la nostra comprensione del loro
significato e della loro importanza – e in questo senso il consenso
è una realtà dinamica – ma in sé stessi sono apprezzati come stabili
per il loro significato intrinseco.
212. Se una certa cosa rimane sempre conveniente per il buon
funzionamento della società, non è forse perché dietro ad essa c’è
una verità perenne, che l’intelligenza può cogliere? Nella realtà
stessa dell’essere umano e della società, nella loro natura intima,
vi è una serie di strutture di base che sostengono il loro sviluppo
e la loro sopravvivenza. Da lì derivano determinate esigenze che si
possono scoprire grazie al dialogo, anche se non sono costruite in
senso stretto dal consenso. Il fatto che certe norme siano
indispensabili per la vita sociale stessa è un indizio esterno di
come esse siano qualcosa di intrinsecamente buono. Di conseguenza,
non è necessario contrapporre la convenienza sociale, il consenso, e
la realtà di una verità obiettiva. Tutt’e tre possono unirsi
armoniosamente quando, attraverso il dialogo, le persone hanno il
coraggio di andare fino in fondo a una questione.
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