231. Molte volte c’è un grande bisogno di negoziare e così
sviluppare percorsi concreti per la pace. Tuttavia, i processi
effettivi di una pace duratura sono anzitutto trasformazioni
artigianali operate dai popoli, in cui ogni persona può essere un
fermento efficace con il suo stile di vita quotidiana. Le grandi
trasformazioni non si costruiscono alla scrivania o nello studio.
Dunque, «ognuno svolge un ruolo fondamentale, in un unico progetto
creativo, per scrivere una nuova pagina di storia, una pagina piena
di speranza, piena di pace, piena di riconciliazione».[216] C’è una
“architettura” della pace, nella quale intervengono le varie
istituzioni della società, ciascuna secondo la propria competenza,
però c’è anche un “artigianato” della pace che ci coinvolge tutti. A
partire da diversi processi di pace che si sviluppano in vari luoghi
del mondo, «abbiamo imparato che queste vie di pacificazione, di
primato della ragione sulla vendetta, di delicata armonia tra la
politica e il diritto, non possono ovviare ai percorsi della gente.
Non è sufficiente il disegno di quadri normativi e accordi
istituzionali tra gruppi politici o economici di buona volontà. […]
Inoltre, è sempre prezioso inserire nei nostri processi di pace
l’esperienza di settori che, in molte occasioni, sono stati resi
invisibili, affinché siano proprio le comunità a colorare i processi
di memoria collettiva».[217]
232. Non c’è un punto finale nella costruzione della pace sociale di
un Paese, bensì si tratta di «un compito che non dà tregua e che
esige l’impegno di tutti. Lavoro che ci chiede di non venir meno
nello sforzo di costruire l’unità della nazione e, malgrado gli
ostacoli, le differenze e i diversi approcci sul modo di raggiungere
la convivenza pacifica, persistere nella lotta per favorire la
cultura dell’incontro, che esige di porre al centro di ogni azione
politica, sociale ed economica la persona umana, la sua altissima
dignità, e il rispetto del bene comune. Che questo sforzo ci faccia
rifuggire da ogni tentazione di vendetta e ricerca di interessi solo
particolari e a breve termine».[218] Le manifestazioni pubbliche
violente, da una parte e dall’altra, non aiutano a trovare vie
d’uscita. Soprattutto perché, come bene hanno osservato i Vescovi
della Colombia, quando si incoraggiano «mobilitazioni cittadine, non
sempre risultano chiari le loro origini e i loro obiettivi, ci sono
alcune forme di manipolazione politica e si riscontrano
appropriazioni a favore di interessi particolari».[219]
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