Il valore e il significato del perdono
236. Alcuni preferiscono non parlare di riconciliazione, perché
ritengono che il conflitto, la violenza e le fratture fanno parte
del funzionamento normale di una società. Di fatto, in qualunque
gruppo umano ci sono lotte di potere più o meno sottili tra vari
settori. Altri sostengono che ammettere il perdono equivale a cedere
il proprio spazio perché altri dominino la situazione. Perciò
ritengono che sia meglio mantenere un gioco di potere che permetta
di sostenere un equilibrio di forze tra i diversi gruppi. Altri
credono che la riconciliazione sia una cosa da deboli, che non sono
capaci di un dialogo fino in fondo e perciò scelgono di sfuggire ai
problemi nascondendo le ingiustizie: incapaci di affrontare i
problemi, preferiscono una pace apparente.
Il conflitto inevitabile
237. Il perdono e la riconciliazione sono temi di grande rilievo nel
cristianesimo e, con varie modalità, in altre religioni. Il rischio
sta nel non comprendere adeguatamente le convinzioni dei credenti e
presentarle in modo tale che finiscano per alimentare il fatalismo,
l’inerzia o l’ingiustizia, oppure, dall’altro lato, l’intolleranza e
la violenza.
238. Mai Gesù Cristo ha invitato a fomentare la violenza o
l’intolleranza. Egli stesso condannava apertamente l’uso della forza
per imporsi agli altri: «Voi sapete che i governanti delle nazioni
dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così» (Mt
20,25-26). D’altra parte, il Vangelo chiede di perdonare «settanta
volte sette» (Mt 18,22) e fa l’esempio del servo spietato, che era
stato perdonato ma a sua volta non è stato capace di perdonare gli
altri (cfr Mt 18,23-35).
239. Se leggiamo altri testi del Nuovo Testamento, possiamo notare
che di fatto le prime comunità, immerse in un mondo pagano colmo di
corruzione e di aberrazioni, vivevano un senso di pazienza,
tolleranza, comprensione. Alcuni testi sono molto chiari al
riguardo: si invita a riprendere gli avversari con dolcezza (cfr 2
Tm 2,25). Si raccomanda «di non parlare male di nessuno, di evitare
le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli
uomini. Anche noi un tempo eravamo insensati» (Tt 3,2-3). Il libro
degli Atti degli Apostoli afferma che i discepoli, perseguitati da
alcune autorità, “godevano il favore di tutto il popolo” (cfr 2,47;
4,21.33; 5,13).
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