265. Fin dai primi secoli della Chiesa, alcuni si mostrarono
chiaramente contrari alla pena capitale. Ad esempio, Lattanzio
sosteneva che «non va fatta alcuna distinzione: sempre sarà un
crimine uccidere un uomo».[252] Papa Nicola I esortava: «Sforzatevi
di liberare dalla pena di morte non solo ciascuno degli innocenti,
ma anche tutti i colpevoli».[253] In occasione del giudizio contro
alcuni omicidi che avevano assassinato dei sacerdoti, Sant’Agostino
chiese al giudice di non togliere la vita agli assassini, e lo
giustificava in questo modo: «Non che vogliamo con ciò impedire che
si tolga a individui scellerati la libertà di commettere delitti, ma
desideriamo che allo scopo basti che, lasciandoli in vita e senza
mutilarli in alcuna parte del corpo, applicando le leggi repressive
siano distolti dalla loro insana agitazione per esser ricondotti a
una vita sana e, tranquilla, o che, sottratti alle loro opere
malvage, siano occupati in qualche lavoro utile. Anche questa è
bensì una condanna, ma chi non capirebbe che si tratta più di un
benefizio che di un supplizio, dal momento che non è lasciato campo
libero all’audacia della ferocia né si sottrae la medicina del
pentimento? […] Sdegnati contro l’iniquità in modo però da non
dimenticare l’umanità; non sfogare la voluttà della vendetta contro
le atrocità dei peccatori, ma rivolgi la volontà a curarne le
ferite».[254]
266. Le paure e i rancori facilmente portano a intendere le pene in
modo vendicativo, quando non crudele, invece di considerarle come
parte di un processo di guarigione e di reinserimento sociale. Oggi,
«tanto da alcuni settori della politica come da parte di alcuni
mezzi di comunicazione, si incita talvolta alla violenza e alla
vendetta, pubblica e privata, non solo contro quanti sono
responsabili di aver commesso delitti, ma anche contro coloro sui
quali ricade il sospetto, fondato o meno, di aver infranto la legge.
[…]
C’è la tendenza a costruire
deliberatamente dei nemici: figure stereotipate, che concentrano in
sé stesse tutte le caratteristiche che la società percepisce o
interpreta come minacciose. I meccanismi di formazione di queste
immagini sono i medesimi che, a suo tempo, permisero l’espansione
delle idee razziste».[255] Ciò ha reso particolarmente rischiosa
l’abitudine sempre più presente in alcuni Paesi di ricorrere a
carcerazioni preventive, a reclusioni senza giudizio e specialmente
alla pena di morte.
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