29 dicembre
78. È possibile cominciare dal basso e caso per caso, lottare per
ciò che è più concreto e locale, fino all’ultimo angolo della patria
e del mondo, con la stessa cura che il viandante di Samaria ebbe per
ogni piaga dell’uomo ferito. Cerchiamo gli altri e facciamoci carico
della realtà che ci spetta, senza temere il dolore o l’impotenza,
perché lì c’è tutto il bene che Dio ha seminato nel cuore
dell’essere umano. Le difficoltà che sembrano enormi sono
l’opportunità per crescere, e non la scusa per la tristezza inerte
che favorisce la sottomissione. Però non facciamolo da soli,
individualmente. Il samaritano cercò un affittacamere che potesse
prendersi cura di quell’uomo, come noi siamo chiamati a invitare e
incontrarci in un “noi” che sia più forte della somma di piccole
individualità; ricordiamoci che «il tutto è più delle parti, ed è
anche più della loro semplice somma».[60]
Rinunciamo alla meschinità e al risentimento dei particolarismi
sterili, delle contrapposizioni senza fine. Smettiamo di nascondere
il dolore delle perdite e facciamoci carico dei nostri delitti,
della nostra ignavia e delle nostre menzogne. La riconciliazione
riparatrice ci farà risorgere e farà perdere la paura a noi stessi e
agli altri.
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