Settimana di Preghiera per l'Unità dei
Cristiani
Quel che il Signore esige da noi
(cfr. Michea 6, 6-8)
Quest’anno la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci invita
a riflettere sull’importantissimo e ben noto testo del profeta Michea:
“Quale offerta porteremo al Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad
adorarlo? Gradirà il Signore migliaia dimontoni e torrenti di olio? Gli
daremo in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti per ricevere
il perdono dei nostri peccati? In realtà il Signore ha insegnato agli
uomini quel che è bene quel che esige da noi: praticare la giustizia,
ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio” (6, 6-8).
Il libro del profeta Michea esorta il popolo a camminare in
pellegrinaggio: “Saliamo sulla montagna del Signore, ed Egli ci
insegnerà quel che dobbiamo fare e noi impareremo come comportarci” (4,
2). Di grande rilievo, dunque, è la sua chiamata: “camminare in questo
pellegrinaggio, a condividere nella giustizia e nella pace, ove troviamo
la vera salvezza”. È verità indiscutibile che la giustizia e la pace -
ricorda il profeta Michea -, costituiscono una forte e salda alleanza
fra Dio e l’umanità, attraverso cui si crea una società costruita sulla
dignità, sull’uguaglianza, sulla fraternità e sul reciproco
“svuotamento” (kenosis) delle passioni.
È poi incontestabile che la vera fede in Dio è inseparabile dalla
santità personale, come anche dalla ricerca della giustizia sociale. Al
tempo della predicazione del profeta Michea il popolo di Dio doveva
affrontare l’oppressione e l’ingiustizia di coloro che intendevano
negare la dignità e i diritti dei poveri.
Lo sfruttamento dei poveri era - ed è - un fatto reale: “Voi divorate il
mio popolo. Lo spellate, gli rompete le ossa”, dice il profeta (3, 3).
In modo simile, oggi, il sistema delle caste, con il razzismo e il
nazionalismo, pone severe sfide alla pace dei popoli, e in tanti paesi;
altre caste, con diversi nomi, negano l’importanza del dialogo e della
conversazione, la libertà nel parlare e nell’ascoltare. A motivo di
questo sistema delle caste, i Dalits, nella cultura indiana, “sono
socialmente emarginati, politicamente sotto-rappresentati, sfruttati
economicamente e soggiogati culturalmente”.
Noi, come seguaci del “Dio della vita e della pace”, del “Sole della
giustizia”, secondo l’Innologia dell’Oriente Ortodosso, dobbiamo
camminare nel sentiero della giustizia, della misericordia e
dell’umiltà, realtà e tema di eccellente significato e di attualità che
saranno sviluppati con dinamismo dalla X Assemblea generale del
Consiglio Ecumenico delle Chiese, in programma nel 2013 a Busan, nella
Corea del Sud.
“Dio della vita, guidaci verso la giustizia e la pace” è il tema
dell’Assemblea, e risuonerà come un forte appello a tutti i popoli a
camminare insieme, comunitariamente, nel sentiero della giustizia che
conduce alla vita e alla salvezza.
Dunque, la nostra salvezza dalla schiavitù e dall’umiliazione quotidiana
più che semplicemente con riti solo formali, sacrifici e offerte (Mic 6,
7), richiede da noi il “praticare la giustizia, ricercare la bontà e
vivere con umiltà davanti al nostro Dio” (6, 8). Con chiarezza il
profeta Michea mette in evidenza, da una parte, il rigetto dei rituali e
dei sacrifici impoveriti dalla mancanza del senso della misericordia,
dell’umiltà e della giustizia, e dall’altra dimostra l’aspettativa di
Dio che la giustizia debba essere al cuore della nostra religione e dei
nostri riti. È la volontà di Dio, il suo desiderio di procedere nel
sentiero della giustizia e della pace, facendo quel che Dio esige da
noi.
Giovanni Paolo II ha affermato che “qualsiasi espressione di
pregiudizio, basata sulle caste, in relazione ai cristiani, è una
contro-testimonianza dell’autentica solidarietà umana, una minaccia alla
genuina spiritualità e un serio ostacolo alla missione di
evangelizzazione della Chiesa”. Mentre il Papa Benedetto XVI proclama
così: “Anche se nel mondo il male sembra sempre prevalere sul bene”, a
vincere alla fine è “l’amore e non l’odio”, perché “più forte è il
Signore, il nostro vero re e sacerdote Cristo, e nonostante tutte le
cose che ci fanno dubitare sull’esito positivo della storia, vince
Cristo e vince il bene”, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I ha
dichiarato con fermezza: “Promuoviamo l’universalità della carità al
posto dell’odio e dell’ipocrisia, promuoviamo l’universalità della
comunione e della collaborazione al posto dell’antagonismo”. In modo
simile si sono pronunciati anche gli altri Capi delle diverse chiese e
confessioni cristiane.
La celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è
un vero e forte segno di amore e di speranza, di aiuto spirituale e
morale, e l’unità dei cristiani sarà un dono dello Spirito Santo.
Camminare umilmente con Dio significa anzitutto camminare nella
radicalità della Fede, come il nostro padre Abramo, camminare in
solidarietà con coloro che lottano per la giustizia e la pace, e
condividere la sofferenza di tutti, attraverso l’attenzione, la cura e
il sostegno verso i bisognosi, i poveri e gli emarginati. Infatti,
camminare con Dio significa camminare oltre le barriere, oltre l’odio,
il razzismo e il nazionalismo che dividono e danneggiano i membri della
Chiesa di Cristo.
San Paolo afferma: “Con il battesimo, infatti siete stati uniti a Cristo
e siete stati rivestiti di Lui come di un abito nuovo. Non ha più alcuna
importanza l’essere Ebreo o pagano, schiavo o libero, uomo o donna,
perché uniti a Gesù Cristo, tutti voi siete diventati un solo uomo” (Gal
3, 28).
Ogni uomo è “icona di Dio”, secondo la dottrina dei Santi Padri Greci
della Cappadocia, e, conseguentemente, incontrandolo nella strada,
incontriamo Cristo, e, servendolo, serviamo lui, che “infatti non è
venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in
riscatto per molti” (Mc 10, 45).
Amore e giustizia si incontrano e conducono alla salvezza, hanno la
stessa origine e conducono alla vita eterna.
Il monaco Efrem di Siro, grande asceta dell’Oriente Ortodosso ed
eccellente scrittore di preghiere mistiche, sottolinea: “Se amerai la
pace trapasserai il grande mare della vita con serenità. Se amerai la
giustizia troverai la vita eterna”, prospettiva che ci fa comprendere
che la pace e l’unità sono piene solo se si fondano nella giustizia:
“Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno
saziati” (Mt 5, 6).
Chiesa Cattolica
+ Mansueto Bianchi
Vescovo di Pistoia
Presidente, Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo della
CEI
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Pastore Massimo Aquilante
Presidente
Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e di Malta
ed Esarcato per l’Europa Meridionale
+ Metropolita Gennadios
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e di Malta
ed Esarca per l’Europa Meridionale
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