10 agosto, sabato – San Lorenzo: BOLOGNA | TEL AVIV | BERSHEVA Siamo
partiti da Bologna abbiamo fatto un ottimo viaggio, siamo arrivati a Tel
Aviv dove abbiamo intravisto il gruppo del primo pellegrinaggio che stava
rientrando . La nostra prima destinazione è stato il Kibbutz Mashabe Sade,
un insediamento nel deserto del Neghev nei luoghi di Abramo che domani
visiteremo.
11 agosto, domenica: DESERTO DEL NEGHEV : SHIVTA |
EIN AVDAT | MAKTESH RAMON
Abbiamo visitato l’antica città nabatea di Shivta, che custodisce i resti
della presenza cristiana bizantina nel Neghev per poi puntare alle sorgenti
a Ein Avdat dove abbiamo fatto memoria di Abramo e Sara. Infine siamo
arrivati al Maktesh Ramon, dove una vista stupenda ha fatto da sfondo per la
messa e comprendere meglio come leggere la Bibbia attraverso la geografia di
questa terra.
Domani andremo in Giordania.
12 agosto, lunedì: TIMNA | EILIAT | WADI RUM Questa mattina siamo
andati a Timna. Qui rocce antichissime impastate dal vento e dall’acqua
assumono forme maestose che plasmano spettacolari scenari. Il parco è
meraviglioso per i reperti geologici che contiene e per la fantasia delle
forme della roccia: in pullman attraverseremo questa valle di 25 km, che
contiene anche delle cave di rame, sfruttate al tempo degli egiziani. Sotto
queste maestose colonne faremo memoria dell’Alleanza di Mosè, delle alleanze
rinnovate dal Signore con il suo popolo, fino alla nuova ed eterna alleanza
compiuta con Gesù. In questo parco è stato ricostruito anche il Tabernacolo
con l’arca dell’alleanza, sulla base della descrizione biblica.
Nel pomeriggio abbiamo attraversato il confine con la Giordania; proseguendo
per il Wadi Rum, che abbiamo attraversato in jeep 4x4 fino al campo tendato,
S. Messa, cena beduina e pernottamento in tenda.
13 agosto, martedì: PETRA | MADABA | AMMAN
In mattinata abbiamo esplorato la regione chiamata “Edom”, in ebraico
“rosso” nome che deriva probabilmente dal colore delle montagne. Petra ne
era la capitale storica, chiamata anche con i nomi di Sela, Reke, e
Yech-Tell. Per arrivare alla Terra promessa, Israele dovette attraversare
questi territori, abitati da popoli ai quali era imparentato per via del
patriarca Lot e di Esaù, fratello di Giacobbe. Perché questa era la terra di
Esaù, dell’Altro, del Diverso da me, a cui Giacobbe carpì con l’inganno la
primogenitura e la benedizione. Il deserto diventa una scuola di vita, un
percorso per imparare a rispettare i diritti degli altri.
Nel tardo pomeriggio abbiamo incontrato la comunità della Piccola Famiglia
dell’Annunziata di Ma’in e qui abbiamo celebrato la messa. Alla sera siamo
arrivati ad Amman.
14 agosto, mercoledì: LA REGIONE DI MOAB: MACHERONTE | UMM AR RASAS |
MONTE NEBO Dopo aver superato il territorio
di Edom, il popolo di Dio proseguì il suo cammino verso la terra promessa, e
le difficoltà del viaggio continuarono e le tentazioni assunsero volti
differenti. Siamo nel territorio di “Moab”; qui i nemici Amorrei tentarono
di fermarne la marcia e appena superato il torrente Arnon, Israele dovette
combattere e vincere. La vittoria aprì la porta all’insediamento di Israele
in Transgiordania. In questa terra troviamo molti resti della presenza
cristiana dei primi secoli, prima dell’islamizzazione avvenuta nel VII sec.
dopo Cristo.
Oggi siamo andati Umm Ar-rasas, dove sono state ritrovate 19 chiese
bizantine: il sito ha ricevuto grande impulso da padre Michele Piccirillo,
che ha condotto qui una grande campagna di scavi.
Abbiamo proseguito per Macheronte e visitato della fortezza erodiana
dove Giovanni fu ucciso.
Prima di rientrare ad Amman sosta al Monte Nebo, dove giunse e sostò
il popolo di Israele guidato da Mosè: qui un santuario ricorda la sua
sepoltura. Purtroppo il complesso è in restauro e quindi non visitabile, ma
potremo godere dello splendido panorama verso “la terra promessa’’. Noteremo
la presenza di un piccolo convento francescano, che rappresenta tutt’ora il
campo base di tutte le ricerche archeologiche della zona. S. Messa al Monte
Nebo.
Sul Monte Nebo, il vertice del nostro pellegrinaggio in Terra di Moab, si
compì il destino di Mosè: si compì nell’umiltà e con una punta di amarezza
perché non gli fu concesso di “entrare” nella terra che aveva tanto
desiderato. Dovrà accontentarsi di guardarla da quassù: Mosè condivise sino
in fondo la sorte della generazione uscita dall’Egitto, un popolo di dura
cervice sempre pronto a mormorare.
Il senso di un itinerario diverso
Dopo quattro giorni dalla partenza, siamo a metà del pellegrinaggio alla
scoperta delle radici della nostra fede. Sono stati quattro giorni
straordinari, che hanno reso questa esperienza diversa dal classico
pellegrinaggio ai luoghi della vita Gesù. Domani lasceremo le terre di
Moab, passeremo il Giordano e entreremo in Palestina. Ma perché questo
nostro girovagare nel deserto? Ora che l'abbiamo attraversato in lungo e
in largo siamo in grado di spiegare il senso di questo inedito percorso.
Partiamo dal confronto con il pellegrinaggio in Terrasanta di tre anni
fa. Balza subito all'occhio la grande differenza di itinerario e di
luoghi, e comprendiamo pure quanti e quali pezzi della nostra storia
religiosa col passare dei secoli abbiamo perso per strada o per lo meno
trascurato. Stiamo parlando delle nostre radici ebraiche, che abbiamo
disinvoltamente sottovalutato sotto il segno di una discontinuità troppo
netta tra Antico e Nuovo Testamento.
Questi quattro giorni di scorribande nel deserto alla ricerca dei luoghi
dei Patriarchi, di Mosè e dell'Esodo, fino al guado del fiume Giordano,
hanno impresso in modo indelebile nella nostra coscienza la convinzione
che c'è invece una profonda continuità in tutta la storia della
salvezza, nella vicenda che parte da Abramo e, attraverso Gesù, arriva
fino a noi.
Il segno più recente da noi vissuto di questa continuità è stata la
celebrazione sul monte Nebo della messa in memoria di
S. Mosè, il
simbolo di tutto l'Antico Testamento, che abbiamo venerato come santo
della Chiesa.
Noi cattolici nei secoli abbiamo un po' perso il senso di questa
continuità, fino quasi a fare diventare Gesù come una meteora piovuta
dal cielo, senza appartenere a un popolo e a una storia. In questo modo
abbiamo impoverito la nostra comprensione della Parola di Dio e della
stessa natura della Chiesa.
In questo contesto acquistano tutta la loro pregnanza le pagine
apparentemente più aride dei Vangeli di Matteo e Luca in cui viene
raccontata la genealogia di Gesù. Quelle genealogie stanno a dire che
Gesù appartiene a quella storia e che se vogliamo conoscere Gesù
dobbiamo conoscere quella storia.
D'ora in poi l'Antico Testamento per noi non sarà più la raccolta di
strani episodi lontani nel tempo e riguardanti un popolo soppiantato nel
cuore di Dio dai cristiani, ma rappresenterà la nostra storia di
famiglia, la storia della nostra stirpe di figli di Abramo secondo la
promessa della benedizione in lui di tutti i popoli della terra.
Diventa ora ancora più chiaro per noi che tutto l'Antico Testamento
parla di Gesù e che, come dice S. Girolamo, l'ignoranza delle scritture
è ignoranza di Cristo. |
15 agosto, giovedì - Assunzione della Beata Vergine Maria -
verso GERUSALEMME | OFEL
Partenza di buon mattino verso la depressione del Giordano in località
Allenby, al confine con Israele.
Dopo le ore trascorse per attraversare la dogana finalmente siamo arrivati
nel deserto di Giuda a Gerico dove è stata celebrata la S. Messa. Dopo
pranzo siamo poi saliti a Gerusalemme ed è importante provenire dal deserto,
conservando nel cuore durante le visite i salmi delle salite (121, 122, 124,
131, 133, 134), per trovare in essi i sentimenti adeguati ad accostarci alla
città del Santo, il luogo che il Signore ha scelto per farvi riposare il suo
nome, la casa in terra del Re dell’universo che abita nei cieli.
Nel pomeriggio abbiamo visitato la città cominciando dalla Gerusalemme di
David sulla cima dell’Ofel; a piedi abbiamo percorso il Tunnel di Ezechia,
fino a raggiungere la Piscina di Siloe.
Abbiamo risalito il sito attraverso un'altro cunicolo, (questa volta senza
acqua) per arrivare al Parco Archeologico proprio a ridosso delle Mura di
Solimano e del Tempio.
Abbiamo fatto anche una breve visita al Muro della preghiera,
conosciuto anche come Muro del pianto.
16 agosto, venerdì: HERODIUM | BETLEMME |GERUSALEMME
Partenza per Betlemme: prima sosta all’Herodium, il palazzo fatto costruire
dal Re Erode e che secondo la scuola archeologica israeliana ne custodisce
la sua tomba.
A Betlemme abbiamo celebrato la Messa nella Grotta di San Giorgio, a fianco
della Basilica della Natività.
Abbiamo avuto il dono di partecipare alla processione dei Francescani alla
Grotta della
Natività.
Nel pomeriggio rientro a Gerusalemme, visita alla Piscina Probatica ed al
Monastero russo dedicato a S. Alessandro Nevski, dove si trova una soglia
che, a parere di alcuni archeologi, può essere messa in relazione con l’
antica porta delle Mura di Gerusalemme che Gesù ha varcato per salire al
Calvario e infine Basilica della Resurrezione.
Uno sguardo alle mura di Gerusalemme all'imbrunire.
17 agosto, sabato: IL DESERTO DI GIUDA: MONASTERO di S. GIORGIO in KOZIBA
Sveglia all'alba per poter celebrare la S. Messa al Calvario.
Poi escursione al Monastero di S.Giorgio Koziba, il cui ultimo tratto
(circa 30 minuti) si percorre a piedi. Il monastero è dedicato alla
Theotokos (Madre di Dio) ed è il più antico santuario mariano che si
conosca. Alcuni di noi hanno fatto il ritorno in salita a dorso di mulo.
Ci siamo poi trasferiti a El Yahud, sul Giordano, dove abbiamo fatto
memoria del nostro battesimo.
18 agosto, domenica: GERUSALEMME
| TEL AVIV | BOLOGNA
Siamo saliti in pullman al Monte degli Ulivi per un’ ultimo sguardo
panoramico sulla città: sosta all’Edicola dell’Ascensione
Ci
siamo poi diretti ad Ein Karem dove abbiamo visitato la chiesa dove
si ricorda la nascita di S. Giovanni Battista,
alle pareti del muro di cinta troviamo il Benedictus in
tantissime lingue,
e la chiesa della Visitazione ove abbiamo celebrato la S. Messa
conclusiva del nostro pellegrinaggio.
Qui si canta il Magnificat che i pellegrini di tutto il mondo possono
trovare nella loro lingua nativa.
Ci rivediamo a Castel Maggiore
IL DESERTO
Si fa presto a dire “deserto” , ma capire cos'é è un po' più
complicato. Fino al 10 agosto di quest'anno per noi il deserto era
un'astrazione o tutt'al più la foto di una duna del Sahara. Ora il
deserto per noi è un insieme ricchissimo di immagini, di sensazioni, di
emozioni, di episodi e soprattutto di forme e colori impressi nella
memoria: il colore delle rocce cangianti al variare della luce del sole;
il colore del cielo stellato, dall'orizzonte infinito; i colori dei
tappeti delle tende dei beduini.
Sembra che nel deserto la natura si sia concentrata nel voler dimostrare
che l'estrema povertà dei suoi elementi, che si riducono a due: il cielo
e la terra, non le impedisce di sfoggiare la più fantasmagorica
esuberanza di espressioni, tale da lasciare ammutolito e a bocca aperta
anche il viaggiatore più disincantato e distratto.
Sembra che qui la natura abbia voluto dimostrare l'impossibile
attraverso i più stridenti ossimori: la vastità del nulla, la ricchezza
della povertà, la tenerezza della roccia, la freschezza del caldo.
Qui il paesaggio è : “sì, sì”; “no, no”, senza mezzi termini. Col suo
muto linguaggio sembra dirci:”Vuoi vedere dei monti? Te ne mostro per
miglia e miglia di tutti i colori e di tutte le forme”. “Vuoi vedere il
cielo? E io ti incorono la testa con tutte le stelle del firmamento, e
prova a contarle se ci riesci”. “Vuoi renderti conto dell'importanza
dell'acqua? Io ti faccio vedere cosa succede quando manca davvero e come
sia miracolosa la sua improvvisa comparsa tra le rocce dove meno te
l'aspetti”.
Perciò, dalla Sefela in giù, percorrendo il deserto di Giuda fino a
Eilat e poi risalendo in direzione di Madaba, abbiamo vissuto una
raffica di emozioni.
E abbiamo compreso perché questo carattere metafisico ed estremo del
deserto, basti pensare alle dune di sabbia con le quali abbiamo giocato
e fatto surf come con le onde del mare, lo rende il luogo privilegiato
dell'incontro con Dio. Qui Dio parla nel nulla; qui Dio e il nulla si
toccano. Qui abbiamo visitato i luoghi della memoria dove Dio si è
manifestato ad Abramo, a Mosè, al Popolo di Dio in cammino. |
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