Fin dal 1490, come si legge negli Statuti di
Pieve, i venerdì di marzo rivestivano un particolare significato religioso,
tanto da essere dichiarati festivi a tutti gli effetti:
erano dedicati, secondo una tradizione bolognese, al ricordo della passione
di Cristo, senza però essere in relazione con la devozione al Crocifisso.
Dopo che a Pieve prese vigore il culto del Crocifisso, nella seconda metà
del Settecento, si scelsero queste giornate per indire le cerimonie più
solenni: e ancora oggi la tradizione è viva, e la partecipazione popolare
alle celebrazioni è numerosa.
L'immagine del Crocifisso di Pieve proviene dall'ambito della Confraternita
medievale di S. Maria dei Battuti, sorta a Pieve nel XIV-XV secolo ad opera
dei movimenti laicali flagellanti per ravvivare il sentimento religioso
turbato dalle calamità di quei secoli carestie, pestilenze, guerre, eresie e
divisioni della chiesa (scisma d'Occidente). Non sono pervenuti però
documenti certi sull'origine del Crocifisso. Un testo dice che il 6 febbraio
1511 Papa Giulio II, di passaggio a Pieve, «fece orazione denanze al
Crucefixo et Altare grande»: si ha motivo di ritenere che si trattasse
appunto dell'attuale Crocifisso. Il quale è in legno, in stile
romanico-lombardo e ascrivibile alla fine del XIII secolo.
Oggi, come si diceva, nei venerdì di marzo al Santuario del Crocifisso di
Pieve si svolgono numerose celebrazioni con ampia partecipazione popolare.
Le parrocchie del vicariato di Cento, ma a volte anche di altri vicariati
della diocesi vengono al Santuario per svolgere le Stazioni quaresimali in
preparazione alla Pasqua. |