IL PENTATEUCO
Il nome “Pentateuco” designa l’insieme dei primi cinque libri della
Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Il termine,
di origine greca, è composto da pente che significa “cinque”, e teuchos che indicava inizialmente l’“astuccio”, cioè il contenitore
cilindrico che custodiva un rotolo e passò poi a indicare il
contenuto dell’astuccio, cioè il rotolo. Pentateuco significa dunque
“libro dei cinque rotoli”.
Nella tradizione cristiana greco-latina i nomi dei libri si
riferiscono al loro contenuto. Così, ad esempio, Genesi è il nome
del primo libro della Bibbia, in quanto narra le origini
dell’umanità e del popolo d’Israele.
Nella tradizione ebraica il Pentateuco costituisce la Torah, cioè la
Legge (letteralmente Torah significa però “insegnamento”,
“istruzione”) e rappresenta il cuore della Bibbia ebraica e della
rivelazione di Dio al suo popolo.
Genesi
(già letto - gennaio 2013)
Il titolo "Genesi" significa "Origine" o "Generazione". In ebraico
il libro è indicato con l'espressione iniziale Bereshìt, "In
principio". Il libro della Genesi si sviluppa come un solo grande
affresco aperto dalla descrizione delle origini (1,1-11,26) e poi,
nella parte più vasta (11,27-50,26), tutto occupato dalla storia dei
patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe. Si conclude con il
racconto della emigrazione in Egitto di Giacobbe e della sua
famiglia. Nella parte prima, il libro affronta i grandi enigmi
dell'esistenza: origini dell'universo e dell'uomo, quale sia il
giusto rapporto dell'uomo con Dio, il problema del bene e del male,
del dolore, della morte, la crescita dell'umanità e il suo
differenziarsi nello scorrere del tempo. Su questo sfondo vengono
poi raccontate le vicende di un singolo uomo, Abramo, che Dio
sceglie a suo interlocutore, strumento di benedizione per la sua
famiglia e "per tutte le famiglie della terra" (12,1-3). Il libro
narra quindi le vicende dei discendenti di Abramo. Ecco, a grandi
linee, uno schema del libro:
Creazione e riposo divino (1,1-2,4a)
Gli inizi dell'umanità: dalla creazione al diluvio (2,4b-5,32)
Noè e il diluvio (6,1-9,29)
L'umanità dopo il diluvio (10,1-11,26)
Abramo (11,27-25,18)
Isacco e i suoi figli Esaù e Giacobbe (25,19-37,1)
Giuseppe e i suoi fratelli (37,2-50,26).
Esodo
(già letto - gennaio 2013)
"Esodo" significa "uscita": s'intende l'uscita degli Ebrei
dall'Egitto verso la libertà, narrata nei primi quindici capitoli di
questo libro. In ebraico il libro è chiamato Shemòt, "I nomi", da
una delle prime parole. I discendenti di Giacobbe scesi in Egitto
sono diventati un popolo numeroso e per questo vengono oppressi dal
faraone. Il Signore li libera dalla schiavitù (cc.1-15); li fa
incamminare nel deserto verso la terra promessa (cc.16-18); stringe
con loro un'alleanza, subito infranta e ristabilita (cc.19-24;
32-34); infine egli stesso viene a dimorare in mezzo a loro nel
santuario mobile (cc. 25-31; 35-40). Il libro dell'Esodo contiene i
cardini della fede, dell'identità e della vita d'Israele: il
Signore, mediante Mosè, rivela il proprio Nome al popolo; fa
sperimentare la propria presenza nei "segni" forti contro l'Egitto e
nella salvezza al Mar Rosso. La celebrazione della Pasqua permette a
ogni generazione di Ebrei di rivivere e riappropriarsi della
liberazione dalla schiavitù. Mediante l'alleanza al Sinai, Israele
diviene il popolo di Dio, con l'impegno di osservare la legge. Nella
tenda innalzata da Mosè, Dio abita in mezzo al suo popolo. Ecco uno
schema a grandi linee:
In Egitto: gli Ebrei oppressi e liberati (1,1-15,21)
Nel deserto: le tappe verso il Sinai (15,22-18,27)
Al Sinai: alleanza e santuario (19,1-40,38).
Levitico
(gennaio 2015)
"Levitico" significa "Libro dei leviti": infatti molte leggi di
questo libro riguardano riti e decisioni che spettavano ai
sacerdoti, membri della tribù di Levi. In ebraico il libro è detto,
dalla parola iniziale, Wajjiqrà, "Chiamò". Il Signore - come ha
narrato il libro dell'Esodo - ha liberato Israele dall'Egitto, lo ha
separato dagli altri popoli, ha stretto con lui un'alleanza al monte
Sinai ed è venuto a dimorare nel santuario. Ora, sempre al Sinai,
Dio istruisce il suo popolo, parlando a Mosè dalla tenda del
convegno. Tema di fondo è come comportarsi in modo adeguato alla sua
presenza: Dio è santo, il popolo perciò deve essere santo. A questo
scopo il sacerdozio levitico è istituzione essenziale, perché esso
si prende cura del culto, giudica su ciò che è puro o impuro,
insegna la legge. Il libro del Levitico è una raccolta di leggi, ma
è importante anche considerare il quadro narrativo, costituito da
brevi frasi ("Il Signore parlò...") o episodi (10,1-20; 24,10-23):
esso è strettamente legato ai libri dell'Esodo e dei Numeri. Si
possono distinguere diverse raccolte di leggi, di cui molte rituali.
Esse determinano lo schema del libro:
Sacrifici (1,1-7,38)
Investitura dei sacerdoti e inaugurazione del culto (8,1-10,20)
Puro e impuro (11,1-16,34)
Legge di santità (17,1-26,46)
Altre norme (27,1-34).
Numeri (gennaio 2015)
Il titolo ebraico di questo libro, Bemidbàr, "Nel deserto", ne
riprende una delle prime parole. Il titolo "Numeri" fa riferimento
al censimento del popolo narrato nel primo capitolo. Ma questo libro
è sostanzialmente la narrazione del viaggio che porta il popolo
d'Israele dalle pendici del monte Sinai sino al confine della terra
promessa, alle steppe di Moab. Esso contiene le istruzioni di Dio
per affrontare con successo il cammino e, al tempo stesso, vuol far
capire quanto sia faticoso per il popolo fidarsi di Dio e dei suoi
legittimi rappresentanti. Il contenuto è abbastanza vario: alterna
materiale narrativo, dove si raccontano episodi del cammino nel
deserto, ad ampie sezioni in cui sono riportate leggi e
prescrizioni. Il libro si può suddividere in tre tappe:
Preparazione del viaggio presso il Sinai (1,1-10,10)
Il cammino dal Sinai alle steppe di Moab (10,11-21,35)
Dalle steppe di Moab verso il Giordano (22,1-36,13).
Deuteronomio (gennaio 2015)
In ebraico il titolo del libro, Debarìm ("Parole"), riprende il suo
inizio: "Queste sono le parole". Il nome "Deuteronomio" è la
trascrizione di una parola greca che significa "Seconda legge", in
quanto il libro riprende con accenti nuovi e una impostazione
generale diversa la legge dell'Esodo, aggiungendo anche nuovi
materiali. Molto nuova è la forma letteraria. Il Deuteronomio si
presenta come una grande omelia, costituita dai discorsi che Mosè
rivolge al popolo d'Israele, accampato alle steppe di Moab, in
attesa di intraprendere la conquista della terra di Canaan. Il
materiale di cui è composto il Deuteronomio alterna sezioni in cui
prevalgono aspetti esortativi ed omiletici, a sezioni in cui ci si
occupa esclusivamente delle leggi che regolano la vita interna del
popolo d'Israele. Se ne può tracciare lo schema seguente:
Primo discorso di Mosè (1,1-4,43)
Secondo discorso di Mosè. Il codice deuteronomico (4,44-26,19)
Benedizioni e Maledizioni. Conclusione dell'Alleanza (27,1-28,68)
Terzo discorso di Mosè (28,69-30,20)
Ultime disposizioni e morte di Mosè (31,1-34,12).
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