Vivere l’Avvento significa disporsi all’attesa. Per “allenarci” a questo, la
Chiesa, nelle quattro settimane che precedono il Natale, ci invita a contemplare
tre grandi “attese”: l’attesa del Messia, da parte di Israele; l’attesa
quotidiana del Signore, da parte di ciascuno di noi; l’attesa del compimento
della storia, da parte di tutta l’umanità. Ma l’attesa non è un atteggiamento
che ci riguarda solo un mese all’anno. Ogni giorno della nostra vita noi “siamo
in attesa” di qualcosa o di qualcuno. (Cosa/Chi stai attendendo adesso?). Ognuno
di noi, dunque, è costitutivamente un “uomo dell’Avvento”.
La
più bella pagina che io abbia mai letto, relativa al tema dell’attesa, si trova
in un volumetto che penso sia noto a molti di voi, «Il Piccolo Principe» di
Antoine de Saint-Exupéry. In uno dei capitoli più suggestivi del libro si legge:
“Il piccolo principe ritornò l’indomani. «Sarebbe stato meglio ritornare alla
stessa ora», disse la volpe. «Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle
quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà
la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad essere
irrequieto; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando,
io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore…»”.
Tutti abbiamo vissuto esperienze
del genere. Mentre stiamo attendendo qualcosa, il nostro cuore si riempie di
felicità ancor prima che accada ciò che stiamo aspettando, perché sappiamo che
il tempo che ci separa da quell’evento si sta accorciando. E se non conosciamo
quando si compirà ciò che stiamo attendendo? La volpe sembra dire che non è
esattamente la stessa cosa: l’attesa non viene illuminata dalla stessa gioia.
Il Signore Gesù, nella nostra
giornata, nella nostra storia personale, ci regala la sua amicizia “non si sa
quando”, per usare l’espressione usata ne «Il Piccolo Principe». La sua grazia,
a volte, ci raggiunge quando meno ce lo aspettiamo… Eppure la nostra vita riceve
una luce ineguagliabile da questa speranza, perché sappiamo che Lui è fedele
alle sue promesse. E questo ci permette di affrontare serenamente anche le
attese più lunghe.
L’augurio che ci facciamo,
all’inizio di questo Avvento, è, quindi, di vivere appieno la gioia che nasce
dalla “speranza-certa” della Sua venuta, non solo in queste quattro settimane
così speciali, ma, soprattutto, nel quotidiano.
don Federico