Una scelta
Giuliana Ferraresi, una vita per la
Caritas
Nella parrocchia di Sant’Andrea la Caritas ha preso avvio ufficiale
nell’anno 1976, inserita quale organismo operativo insieme agli
altri gruppi di studio e di animazione pastorale. Esisteva già un
piccolo gruppo di persone che si prodigava ai fratelli malati o
bisognosi sotto la guida di suor Cleofa di venerata memoria, ma con
l’inserimento di cui sopra la Caritas venne istituzionalizzata. Si
trattava di passare da una posizione per così dire assistenziale ad
un atteggiamento di testimonianza diretta, concreta, non delegata,
ma assunta in proprio per divenire espressione dell’intera comunità.
La Caritas infatti rappresenta l’organismo di cui la stessa comunità
si dota per essere aiutata a vivere il comandamento evangelico
dell’amore.
Fin dall’inizio apparve evidente che per conoscere la realtà del
territorio fosse necessario “uscire dalle mura della chiesa” per
avviarsi all’esterno. Guardare, scrutare, captare, segnalare e,
infine, operare. Essere occhio vigile che non si lascia sfuggire le
situazioni di difficoltà e orecchio attento per intervenire nelle
richieste di aiuto: affrontare quindi i problemi via, via emergenti.
“La testimonianza di carità, resa pratica nei fatti, si rivolge al
prossimo che si trova nel bisogno, lo aiuta a superare le
difficoltà, crea unione quando c’è solitudine, lo sprona e rassicura
nelle incertezze, cammina al suo passo, offre attenzione e speranza,
insegna che il povero è sempre persona e scopre che l’altro per
quanto la malattia o il peso degli anni lo abbiano segnato è sempre
un volto in cui rispecchiarsi e riconoscersi fratelli.”
Alla fine dell’anno 1981 mi fu offerto dall’allora parroco don
Arrigo Zuppiroli l’incarico di occuparmi della Caritas. Questo
avveniva pochi giorni dopo la morte di mia figlia Maria Grazia,
morta a vent’anni per una malattia allora incurabile. All’inizio
rimasi alquanto perplessa, poi mi resi conto che era l’occasione
ideale per non rimanere sempre fra le mie quattro mura a disperarmi
per quanto mi era successo, ma divenire parte di quel mondo che si
muoveva in modo incessante. Avvicinarmi agli altri, pormi al loro
fianco, ascoltare le loro pene, regalare un sorriso, una parola,
offrire un abbraccio, il mio tempo, il mio cuore….Condividendo i
sentimenti dei fratelli e le loro attese io potevo farmi ed essere
loro prossimo. Dare agli altri motivazioni ed accoglienza perché, a
ciascuno di loro dovevo offrire la speranza, la forza vitale per la
nostra stessa esistenza.
Da allora quanto tempo è passato, quanto lavoro è stato svolto dai
volontari della Caritas: gli incontri con le assistenti sociali per
offrire la nostra collaborazione, le visite ad anziani ed ammalati
in ospedale o a domicilio, i bagni settimanali, l’accompagnamento
per visite sia dal medico che in ospedale, l’incontro mensile con
gli anziani nel salone parrocchiale, il soggiorno estivo a Rocca di
Roffeno con gli assistiti per godere di un periodo di relax,
l’incontro di lavoro mensile alla “Casa della Carità”, la festa con
l’anziano l’8 dicembre.
L’apertura profetica del Centro di ascolto avvenuto nel 1989, punti
di riferimento per persone in difficoltà ha messo in evidenza anche
la necessità di fronteggiare situazioni diverse da quelle abituali,
ad esempio quelle inerenti altri popoli ed altre realtà, La capacità
di ascoltare i fratelli provenienti da altre nazioni, di individuare
le loro priorità quali un lavoro e un letto su cui dormire, le loro
speranze, ma anche la loro solitudine conseguente all’allontanamento
dalla famiglia ci ha fatto conoscere nuovi bisogni, nuove esigenze,
nuovi problemi da risolvere.
E’ evidente che per vivere in concreto la scelta preferenziale di
Cristo per i poveri una comunità cristiana deve essere attenta ad
ogni tipo di bisogno, ma anche cercare di intervenire con iniziative
puntuali e, insieme, proponendo valori nuovi.
I volontari che operano nelle Caritas fanno dono del loro tempo e
del loro impegno. Ognuno opera secondo le proprie capacità e i
propri carismi, non esiste il più importante o il meno importante,
ma è con l’apporto di tutti che si riesce ad essere “Caritas”, ed
esprimere così un amore del prossimo concepito come condivisione,
coscienza viva ed espressione concreta dell’intera comunità
parrocchiale.
Nell’anno 2010 mi è stata consegnata, dall’allora sindaco Marco
Monesi, una benemerenza civica su cui è testualmente scritto: “ape
d’argento a Giuliana Ferraresi per oltre trent’anni responsabile
della Caritas parrocchiale di Sant’Andrea; ha avuto un diretto
contatto con coloro che si trovavano in uno stato di bisogno, è
stata pronta ad ascoltare con amore e comprensione storie di
emarginazione, di malattie, di solitudini”.
Un grazie di cuore per questo riconoscimento, che sinceramente non
pensavo di meritare.
l
Giuliana Ferraresi
Cantagalli
{ le immagini del conferimento dell'Ape
d'argento - 2 giugno 2010 }
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