UN INVITO A RISCOPRIRE
IL GRANDE APOSTOLO
Chi è Paolo?
dall’omelia del Santo Padre all’apertura dell’Anno Paolino
“(…) Chi è Paolo? Che cosa dice a me?
Rispondiamo scegliendo tre testi del Nuovo Testamento in cui appare la sua
fisionomia interiore.
Nella lettera ai Galati egli ci ha donato
una professione di fede molto personale, in cui apre il suo cuore davanti
ai lettori di tutti i tempi e rivela quale sia la molla più intima della
sua vita. “Vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se
stesso per me” (Gal 2,20). Tutto ciò che Paolo fa , parte da questo
centro. La sua fede è l’esperienza dell’essere amato da Gesù Cristo in
modo tutto personale: è la coscienza del fatto che Cristo ha affrontato la
morte non per qualcosa di anonimo, ma per amore di lui- di Paolo- e che,
come Risorto, lo ama tuttora, che cioè Cristo si è donato per lui. La sua
fede è l’essere colpito dall’amore di Gesù Cristo, un amore che lo
sconvolge fin nell’intimo e lo trasforma. La sua fede non è una teoria,
un’opinione su Dio e sul mondo. La sua fede è l’impatto dell’amore di Dio
sul suo cuore. E così questa stessa fede è amore per Gesù Cristo. (…)
Nella ricerca della fisionomia interiore
di San Paolo ricordiamo in secondo luogo la parola che il Cristo Risorto
gli rivolse sulla strada verso Damasco. Prima il Signore gli chiede
“Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” Alla domanda: “Chi sei, o Signore?”
viene data la risposta: “Io sono Gesù che tu perseguiti” (At 9,4s).
Perseguitando la Chiesa, Paolo perseguita lo stesso Gesù. “Tu perseguiti
me”. Gesù si identifica con la Chiesa in un solo soggetto. In questa
esclamazione del Risorto, che trasformò la vita di Saulo, in fondo è
contenuta l’intera dottrina sulla Chiesa come Corpo di Cristo. Cristo non
si è ritirato nel cielo, lasciando sulla terra una schiera di seguaci che
mandano avanti “la sua causa”. La Chiesa non è un’associazione che vuole
promuovere una certa causa. In essa non si tratta di una causa. In essa si
tratta della persona di Gesù Cristo, che anche da Risorto è rimasto
“carne”. Egli ha “carne e ossa” (Lc 24,39). Lo afferma in Luca il Risorto
davanti ai discepoli che lo avevano considerato un fantasma. Egli ha un
corpo. E’ personalmente presente nella sua Chiesa : “Capo e Corpo”
formano un unico soggetto.
(…) La terza citazione è un’esortazione al
discepolo Timoteo dalla prigione, di fronte alla morte. “Soffri anche tu
insieme con me per il Vangelo”, gli dice l’Apostolo (2 Tim 1,8). (…)
L’incarico dell’annuncio e la chiamata
alla sofferenza per Cristo vanno inscindibilmente insieme. La chiamata a
diventare il maestro delle genti è al contempo e intrinsecamente una
chiamata alla sofferenza nella comunione con Cristo, che ci ha redenti
mediante la sua Passione. In un mondo in cui la menzogna è potente, la
verità si paga con la sofferenza. Chi vuole schivare la sofferenza,
tenerla lontana da sé, tiene lontana la vita stessa e la sua grandezza;
non può essere servitore della verità e così servitore della fede. Non c’è
amore senza sofferenza; senza la sofferenza della rinuncia a se stessi,
della trasformazione e purificazione dell’io per la vera libertà. Là dove
non c’è niente che valga che per esso si soffra, anche la stessa vita
perde il suo valore.”
Benedetto XVI
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