Discorso della montagna del Beato Angelico

Unità Pastorale di Castel Maggiore

Leggiamo i Vangeli

Chiesa di San Bartolomeo di Bondanello

 

Gli Evangelisti

 

  
Matteo

La tradizione unanime della Chiesa antica attribuisce il primo vangelo a Matteo, chiamato anche Levi, l’apostolo che Gesù chiamò al suo seguito, distogliendolo dalla professione di pubblicano, cioè di esattore delle imposte (9, 9-13). La stessa tradizione, attestata fin dal II secolo, afferma che Matteo scrisse il primo vangelo, forse tra gli anni 40 e 50, in Palestina, per i cristiani convertiti dal giudaismo, in aramaico, la lingua comune in Palestina ai tempi di Gesù, ma di esso non abbiamo traccia. A noi, invece è giunto il testo greco di Matteo, scritto probabilmente nel decennio che va dal 70 all’80 d.C.

Se il Vangelo fu scritto dopo il 70 d.C., ci sono ottime ragioni per pensare che sia stato scritto fuori della Palestina. Numerosi studiosi indicano Antiochia di Siria, una città dove i giudeo-cristiani (cristiani convertiti provenienti dal giudaesimo) e gli etnico-cristiani (i neo-convertiti al cristianesimo) si incontravano e convivevano, e dove le questioni delle relazioni tra la legge e il vangelo erano con ogni probabilità molto scottanti. Il materiale peculiare a Matteo è meglio spiegato se considerato come attinto direttamente a tradizioni palestinesi, il che sarebbe stato possibile nella Siria.

 

Marco

Il secondo vangelo è attribuito a Marco, il discepolo di Pietro.

L'affermazione più antica è quella di Papia di Gerapoli il quale, scrivendo agli inizi del II secolo, cita e commemora una testimonianza ancor più remota. L'evangelista è solitamente identificato con il Giovanni Marco di Atti 12.25 e con il Marco di I Pietro 5,13. Il fatto che egli avesse un nome giudaico (Giovanni) e un nome latino ellenizzato (Marco) fa pensare che egli fosse un giudeo proveniente dal mondo di lingua greca; in effetti, egli faceva parte degli ellenisti, nella comunità di Gerusalemme.

Secondo la tradizione, Marco scrisse il suo Vangelo dopo la morte di Pietro (64 d.C.). Marco 13 contiene una predizione della distruzione del tempio, ma mentre i suoi paralleli in Matteo e Luca furono scritti dopo l'evento (70 d.C.) e furono in una certa misura alterati per accordarsi con i fatti conosciuti, Marco 13 si presenta come una predizione fatta prima dell'evento. Di conseguenza il suo Vangelo è datato tra il 65-70 d.C.
 

Luca

Il Vangelo di Luca non è che il primo volume della sua opera, gli Atti degli Apostoli costituiscono la seconda tavola del dittico, inseparabile dalla prima. La tradizione cristiana ha cominciato molto presto a distinguere il Vangelo dagli Atti e, purtroppo, ha collocato il vangelo di Giovanni dopo quello di Luca, spezzando così l'unità dell'opera lucana.

L'intenzione di Luca era proprio quella di offrirci un resoconto ordinato (Lc. 1,3), mostrando come la buona novella iniziata in Galilea "dopo il battesimo predicato da Giovanni" (At. 10,37) si sia poi diffusa "fino all'estremità della terra" (At. 1,8).

 

Giovanni

Il quarto vangelo è attribuito a Giovanni, figlio di Zebedeo.

Una convalida della tradizione a favore della paternità giovannea del quarto vangelo può essere desunta dallo stesso vangelo. Il vangelo stesso infatti rivendica la dipendenza da un testimone oculare (19,35), un giudeo che conosceva perfettamente la scena palestinese. Luoghi e dati topografici non menzionati nei sinottici vengono specificati con precisione in Gv, come la piscina di Betesda (5,2) e il litostroto (19,13) a proposito dei quali sembra che le ricerche archeologiche abbiano confermato l’esattezza delle descrizioni giovannee.

Al lettore che si accosta per la prima volta al vangelo di Giovanni, questo scritto rivela almeno due edizioni. Nei capitoli 20 e 21 si hanno, infatti, rispettivamente due conclusioni, e cioè: “Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo …” (Gv 20, 30-31). La seconda conclusione: “Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere” (Gv 21, 25).
 

Le statue di questa pagina sono nella chiesa parrocchiale di Castel Maggiore

 

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